Come possiamo creare la consapevolezza che la condivisione è la soluzione alla crisi planetaria, e la nostra speranza per recuperare un mondo diviso? Il nocciolo di questa domanda è il problema degli “ismi”, che sono l’intellettualizzazione del nostro auto-compiacimento che così giustifica e normalizza la sua esistenza.
I problemi dell’umanità hanno raggiunto un tale livello che ora è fondamentale per i governi implementare il principio della condivisione all’interno di e fra tutti i paesi. È fondamentale per diversi aspetti: in primo luogo, per liberare la gioia e la creatività che sono intrinseche in ogni essere umano ma largamente soppresse dagli stenti economici e il degrado sociale, con livelli di depressione in tutto il mondo che ora stanno raggiungendo proporzioni epidemiche. In secondo luogo, è fondamentale in senso letterale per i milioni di uomini, donne e bambini che vivono senza mezzi adeguati per la sopravvivenza, e che muoiono inutilmente di povertà e di malattia ogni giorno che passa. Inoltre, è fondamentale integrare il principio della condivisione nelle politiche intergovernative se vogliamo aver una possibilità di scongiurare la catastrofe ambientale, perché il tempo necessario per trasformare la società si sta esaurendo rapidamente. Il mondo stesso è malato e in uno stato critico, e solo la condivisione può fornire la guarigione e il rimedio necessari. Purtroppo, sotto tutti questi aspetti, ci ritroviamo in un dilemma, perché il fattore cruciale mancante è la comprensione collettiva che la condivisione, è in realtà, la soluzione ai nostri problemi, e la nostra ultima speranza residua. Senza la consapevolezza pubblica globale che la condivisione è l’unica via d’uscita, è impossibile che questo principio trascurato possa essere implementato negli eventi mondiali.
Quindi nasce spontanea la domanda; come sarà creata questa consapevolezza? Cosa porterà un numero enorme di persone comuni a riconoscere l’urgenza della situazione mondiale e quindi a rendersi conto che condividiamo tutti la stessa responsabilità di impegnarci socialmente e operare come un tutt’uno? Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere dato l’auto-compiacimento che è endemico nella società moderna, e il libero arbitrio dell’umanità che ci impedisce di prevedere cosa succederà in futuro. Come dimostrato nella nostra precedente indagine, il più grande pericolo nel mondo di oggi non è la commercializzazione in sé ma la nostra costante identificazione con la sua manifestazione interna ed esterna, in cui la nostra intelligenza è indirizzata nella direzione opposta alla natura e all’evoluzione spirituale. Questo succede quando il nostro auto-compiacimento e l’indifferenza plasmano la nostra personalità in un egoismo volgare in un mondo di poveri e affamati. Infatti la nostra personalità indisciplinata è diventata un peso per Madre Natura, e perfino un peso per la nostra anima umana. Da lontano, l’umanità deve assomigliare a un branco che sta pascolando sull’auto-compiacimento e sull’indifferenza, mentre le forze benigne dell’evoluzione seguono silenziosamente il loro corso naturale rispettando le leggi immutabili di tutti i regni della natura, lasciando il libero arbitrio umano a determinare il suo destino. Da qui il dolore di ogni vita umana, l’ineluttabile tristezza e il lento progresso attraverso il tempo e lo spazio di questo sfortunato pianeta in cui viviamo.
Abbiamo già indagato la furbizia maligna e la sottigliezza della commercializzazione, e anche la sua natura ingannevole ed elusiva che è intimamente correlata al nostro auto-compiacimento, sia individualmente che collettivamente. Potremmo dire che la commercializzazione ha sposato il nostro auto-compiacimento, in senso figurativo e per qualche ragione misteriosa, e questo sodalizio alla fine ci fa rimanere indifferenti quando sentiamo che la gente sta morendo a causa della povertà in paesi lontani. La chiave dell’inchiesta sul motivo per cui il principio della condivisione è così trascurato nella nostra società, è quindi capire il rapporto che esiste fra la consapevolezza e l’auto-compiacimento, il che potrebbe avere un effetto potente e liberatorio sulla nostra coscienza. Non abbiamo ancora esaminato il mondo in cui il nostro auto-compiacimento si è intellettualizzato per giustificare la normalizzazione della sua esistenza, che può soltanto essere raggiunta attraverso credenze, ideologie e ismi in tutte le loro forme.
Una storia di ismi
Se osserviamo il movimento della mente molto da vicino, possiamo percepire come i molti ismi che caratterizzano ogni società svolgano un grande ruolo nel condizionare la gente comune, il che poi ci ha portati a diventare confusi, paurosi e auto-compiaciuti. La maggiore parte della gente è essenzialmente benevola e premurosa, ma nel corso della storia umana siamo stati costantemente sviati nella direzione sbagliata attraverso la nostra inconsapevole identificazione con credenze e ideologie, e di conseguenza la confusione e la paura oscurano l’anima e le impediscono di realizzare il suo scopo durante la nostra esistenza. In termini semplici e psicologici, un ismo può essere descritto come una “forma-pensiero” che ci separa e ci fuorvia dall’interno e dall’esterno, e crea effettivamente una nebbia fitta o “fascino” nella nostra mente che ostacola il risveglio del cuore con la saggezza della compassione.
Gli ismi di tutti i tipi possono avere un effetto profondamente dannoso per la nostra personalità attraverso le identificazioni illusorie e sbagliate con le credenze. Questo effetto alla fine si trasforma nel condizionamento della mente e nella cecità spirituale circa la vera realtà della vita ci porta a limitare l’espansione della nostra consapevolezza, e a livello sociale rallentiamo collettivamente l’evoluzione di intere nazioni secondo i loro rispettivi destini. La storia della civiltà umana è, da questa prospettiva interiore, realmente la storia degli ismi. Questa è la verità problematica e angosciata della nostra esistenza, e la paura, confusione e auto-compiacimento che ne conseguono creano uno stato pericoloso che ha permesso la creazione delle forze materialistiche e oscure intorno a noi, causando divisione e devastazione nel corso dei secoli fino al nostro attuale caos planetario.
Pensiamo normalmente agli ismi soltanto in termini delle maggiori filosofie politiche, delle dottrine religiose o delle teorie o movimenti specifici come il socialismo, il buddismo, il globalismo, l’esistenzialismo e così via. Gli ismi sono raramente visti come un fattore psicologico nella nostra coscienza che può inibire la percezione della verità e realtà, e persino compromettere la nostra etica e moralità di base. C’è una miriade di modi in cui gli ismi possono essere espressi in ogni ambito della vita e un approccio accademico alla comprensione del loro significato non ci aiuterà, perché anche gli intellettuali hanno la loro responsabilità nel perpetuare gli ismi che ci hanno intrappolati tutti. Oltretutto, pochi intellettuali hanno considerato il significato e le implicazioni più profonde degli ismi dal punto di vista del nostro sviluppo psicologico o dell’evoluzione spirituale.
Nell’attuale stadio di sviluppo dell’umanità, viviamo e ci muoviamo all’interno di un circo planetario di forme-pensiero polarizzanti. E proprio come la commercializzazione trae energia dal nostro desiderio di “farcela” e diventare un cosiddetto successo nella società moderna, così gli ismi, nelle loro diverse forme, traggono energia dal condizionamento della nostra mente e dalla nostra identificazione con varie credenze. Un ismo non può esistere senza un processo d’identificazione con e d’attaccamento alle credenze, sebbene queste ultime svolgano un ruolo potenzialmente utile e sano come parte della nostra crescita auto-cognitiva, particolarmente nel permettere a un bambino di svilupparsi all’interno delle sue credenze e idee appena formate. Per dare una semplice analogia, un ismo dovrebbe essere come i razzi sulle navicelle spaziali che, subito dopo aver lasciato l’atmosfera terrestre, vengono sganciati per permettere agli astronauti di entrare in orbita. Allo stesso modo, un ismo può aiutare un bambino a crescere ed evolvere se lo aiuta una guida è consapevole che alla fine l’ismo deve essere abbandonato.
Il problema comincia quando anche un insegnante o un genitore è condizionato e legato a uno svariato numero di ismi, e poi il bambino finisce per portarsi dietro il peso di credenze e ideologie confuse nella sua vita adulta. In poco tempo un ismo particolare potrebbe liberarsi e diventare incontrollabile nel pensiero nascente di una persona, e alla fine le persone causerebbero danno imponendo le loro credenze agli altri. Deriva tutto da una semplice credenza con cui cresciamo, a cui ci leghiamo e con la quale ci identifichiamo completamente, fino a quando diciamo “credo di essere questo”. Al punto tale che se qualcuno insulta il mio ismo o la mia “credenza in una credenza”, potrei essere così offeso che decido di combattere o perfino di ucciderlo, come accade così spesso nel contesto di conflitti etnici e religiosi. Quindi la mente è diventata una tale influenza prepotente che il cuore è rimasto silenziosamente in attesa, incapace di superare l’ostinata illusione che ho instillato dentro di me.
L'alterazione degli ismi sani
Un ismo nelle sue diverse espressioni può essere compreso come un tipo di computer biologico che è programmato con credenze e ideologie, e impiantato nella personalità (via la mente) attraverso un’identificazione costante. Il principale motivo per cui ci identifichiamo con gli ismi è per sentirci sicuri e protetti in un mondo pieno di sfiducia, paura e incertezza. Tutti desiderano la sicurezza psicologica e fisica, e i grandi ismi religiosi in particolare possono darci un senso necessario di sicurezza e appartenenza accanto all’illusione di continuità e ordine. C’è anche un elemento di protezione nel conferire credenze religiose o vecchie tradizioni a un bambino.
Ma quando una forma-pensiero cristallizzata viene forzatamente imposta su una mente di tenera età, allora anche un insegnante consapevole ed interno non è in grado di aiutare il bambino a inquadrare quelle credenze nel loro giusto posto e alla fine, lasciarle andare. Qualunque sia il motivo di un mentore o di un genitore, limitare la crescita di una consapevolezza cosciente nel bambino inculcandogli nella mente un ismo dannoso è una grave violazione del libero arbitrio umano. Costringere un giovane di cui ci prendiamo cura a diventare un “buon cristiano” o un devoto seguace del giudaismo o dell’islam è, per esempio, gravare la mente del povero bambino con tutti i secoli di dolore di quelle religioni. Le intenzioni potrebbero essere buone, ma la conseguenza sarà il contrario di quella desiderata se il bisogno per la sicurezza è distorto e non trasceso attraverso l’Auto-conoscenza.
È importante tenere presente che non cerchiamo di comprendere le varie forme che prende un ismo, come le dottrine del buddismo o le opinioni filosofiche che definiscono il liberalismo. Cerchiamo piuttosto di afferrare le origini più profonde di questo peculiare fenomeno psicologico e di percepire interiormente come la creazione di ismi sia diventata così onnipresente nella società da poter alla fine danneggiarci emotivamente e rallentare l’evoluzione della nostra coscienza. Non c’è famiglia, gruppo o attività umana in cui non siano coinvolti degli ismi, alcuni sono innocui, altri sono manipolati per fini di potere e controllo, specialmente nei campi dell’istruzione, della religione e della politica. Tutti guardiamo la vita attraverso un ismo di un tipo o un altro. “Formare il carattere” è una forma di un ismo, dire “io sono fatto così” è l’espressione nevrotica di un ismo - anche se tutti quelli che vivono in una società che è satura di ismi sono inevitabilmente nevrotici in un modo o un altro.
Anche una famiglia stessa può essere un ismo, proprio come il desidero di essere ricchi o famosi può essere un ismo estremamente venale. La nostra stessa identità è un ismo all’interno di una società che è bombardata su tutti i lati da atteggiamenti errati verso la vita, fino a quando gli ismi si insediano nella nostra personalità, le nostre percezioni e come ci vediamo. Vediamo persino un ismo riflesso nello specchio quando la nostra personalità viene identificata con credenze affascinanti, che possono portare alcune persone a credere di essere “io sono il prescelto”. L’umanità è letteralmente una fabbrica di ismi a causa di una moltitudine di fattori, compreso un atteggiamento prevalentemente emotivo verso la vita, il condizionamento mentale sempre presente e una mancanza di consapevolezza e Auto-conoscenza. La mente ha una grande capacità di condizionare se stessa credendo alle credenze degli altri, ed è curioso osservare come la personalità spesso porta volontariamente al condizionamento della menta per essere accettati come parte di un gruppo sociale. Senza eccezione, il fatto che gli ismi sono onnipresenti intorno a noi significa che noi stessi viviamo dentro questi ismi. Non è “penso, quindi sono”, come ha detto il filosofo, ma piuttosto “credo, quindi sono.”
In breve, gli ismi sono essenzialmente radicati nel nostro bisogno di sicurezza psicologica e di significato, certezza e scopo, però il risultato del nostro vivere in una società che è permeata da contrastanti e interminabili ismi e credenze è che la nostra esistenza rimane caratterizzata da un profondo senso di futilità, confusione e ansia. Potremmo persino dire che il nostro essere si è plasmato in un ismo, e di conseguenza il nostro essere è infuso dalla paura. In una società soggiogata da innumerevoli ismi e credenze, sembra quasi che il passatempo preferito degli essere umani sia essere ansiosi e paurosi, anche se inconsciamente e spesso senza dovuta ragione.
Imprigionando il Sé
Dovremmo esplorare per noi stessi le molte conseguenze serie che scaturiscono dalla nostra identificazione costante con gli ismi. Questa identificazione generalmente è un processo automatico che ha luogo al di sotto della nostra consapevolezza cosciente. Significa che viviamo prevalentemente all’interno del condizionamento della nostra mente e agiamo di conseguenza, anche quando pensiamo che le nostre azioni sono libere e non basate su conformismo o credenze. Significa che non guardiamo le cose come sono, ma solamente come pensiamo che dovrebbero essere. Una mente piena di ismi non può vedere la realtà della vita, inclusa la capacità di vivere nel momento, di apprezzare la bellezza della vita senza denominarla, di sperimentare una quiescenza di pensiero che non stia costantemente misurando, paragonando e proiettando immagini.
Questo è il malessere implicito nel vivere la nostra vita all’interno del condizionamento degli ismi: non mi permette di sapere chi sono veramente, perché cerco sempre di fare quello che mi dice il mio condizionamento. Non so neanche cosa significa “sapere chi sono”. Quindi non sono in contatto con la vera natura, e non posso vederti come sei, e non ti permetterò di essere chi sei veramente. Significa che tante persone oggi non hanno una consapevolezza del proprio Sé interiore, e non vogliono essere da sole nel silenzio di quella presenza, perché l’ “io” è intrappolato e imprigionato dalla mente condizionata. Non appena la mente è attiva, viene catturata in un ciclo infinito di ismi, e quindi il cuore è costretto a rimanere in silenzio finché la mente non ritrova equilibrio e ragione, e, speriamo, cominci a pensare usando il buonsenso. Gli ismi sono rumorosi, inquietanti e deleteri, mentre il cuore può solo rivelare la sua presenza attraverso la consapevolezza e il silenzio.
In termini personali gli ismi di tutte le sorti possono portare alla negazione dell’intelligenza, della creatività e dell’auto-consapevolezza e, in termini sociali, possono impedire la promozione della giusta istruzione e l’espressione di buona volontà o giuste relazioni umane. Tuttavia, sono gli ismi dominanti nella storia umana che hanno causato il massimo del danno e della divisione nella nostra società. Anche se possiamo chiaramente comprendere questo da una prospettiva storica in relazione alle grandi ideologie politiche e religiose, è molto più sottile percepire come psicologicamente sia un atto di violenza verso il Sè etichettarsi come comunista o socialista, di sinistra o libertario, anarchico o neoconservatore, oppure come cristiano, ebreo, musulmano, indù, teosofo e così via. Gli insegnamenti e le credenze delle varie ideologie e dottrine non sono da biasimare, e potrebbero servire come linee guida preziose che possono aiutare a focalizzare la nostra mente verso una comprensione e uno scopo più elevati. Ma queste linee guida causano pericolose divisioni quando l’umanità si identifica con tali sistemi di credenze nella loro interezza, e quindi le trasforma in un ismo che si oppone agli altri ismi.
La credenza stessa non è pericolosa, ma solo la credenza in una credenza che è basta su un’identificazione sbagliata. Anche definirsi ateo è un atto divisorio e violento, perché l’ateo non può esistere senza un sistema opposto di credenze in Dio, e dove c’è divisione c’è anche violenza - di una natura intellettuale o psicologica se non fisica. Se mi definisco musulmano e tu sei cristiano, non c’è niente di umano nella divisione che ci separa. E peggio ancora, siamo divisi nel nome di un Dio che è semplicemente definito dalla nostra miriade di credenze. Questo potrebbe indurci a riflettere sulla seguente domanda: le guerre del passato erano veramente basate sulla religione o erano il risultato della nostra identificazione sbagliata con credenze contrastanti? Da un prospettiva secolare questo è quello che chiamiamo la storia umana, ma da un punto di vista esoterico o spirituale potrebbe essere percepito come il dramma umano più vanaglorioso, da qui il bisogno durevole di uno Shakespeare nella memoria degli uomini. Nel mezzo di tutti questi conflitti e tragedie inutili, il Sè è sempre tenuto in ostaggio da impenetrabili ismi mentre osserva impotentemente le nostre personalità erranti da una vita a un’altra.
Una guerra di credenze
Un’indagine interiore di questo antico problema potrebbe aiutarci ad apprezzare il motivo per cui il principio della condivisione non suscita nessun interesse o offre verità profonde alla maggiore parte della gente al momento attuale, quando in ogni istante siamo bloccati da un vortice di ismi e credenze conflittuali. Non importa, per esempio, quale direzione tu prenda nell’arena politica, un ismo ti sarà immediatamente assegnato da una fazione o dall’altra. Se sei un politico che cerca di realizzare una più equa distribuzione delle risorse, verrai subito definito socialista. Se tu cerchi di promuovere l’istruzione gratuita e l’assistenza sanitaria gratuita per tutti, è probabile che tu sarai chiamato comunista. Se rimani nel mezzo per cercare di soddisfare la maggioranza degli elettori, gli altri ti chiameranno sporco capitalista. Al punto che l’umanità sperpera le sue energie attraverso tanti alterchi e dispute insensate, e in generale agisce come un’aula di irritanti scolari.
Comunque non sono i politici i maggiori responsabili di tutta la nostra lotta contro il buonsenso e la ragione, perché noi stessi rallentiamo il nostro progresso identificandoci costantemente con il movimento degli ismi politici. Abbiamo discusso precedentemente di come la commercializzazione ci offra la felicità in cambio della nostra complicità nel perpetuare il sistema. In modo simile il teatro della politica coopta la nostra lealtà offrendoci una dose di dignità e speranza. È molto dignitoso per noi identificarci con le credenze di un partito politico, e in qualsiasi rivoluzione sociale o gruppo fazioso c’è un senso di dignità tra quelli che dicono “siamo noi il popolo scelto” o “sappiamo cosa è giusto”. Ma è una falsa dignità che sosteniamo quando la nostra ideologia è basata sull’opposizione e sul conflitto. Un’ideologia che si oppone a un’altra ideologia alla fine si perderà in una lotta di ismi e di credenze, in cui l’umanità stessa diventa il nemico.
Questo era certamente il caso dei principi alla base del comunismo, che non solo sono stati manipolati come uno strumento per violare il libero arbitrio di intere popolazioni, ma sono stati anche mobilitati in opposizione ad un altro insieme di principi - il che fin dall’inizio ha preordinato la caduta dell’Unione Sovietica. In realtà i veri principi del comunismo non sono mai stati manifestati pienamente nella società comparendo fugacemente solo di tanto in tanto. Ora il capitalismo è un ragazzo solitario che alla fine ha vinto la guerra degli ismi, in gran parte perché la violazione del libero arbitrio nella società capitalista è molto più segreta e onnipresente. È un ismo molto sofisticato in quanto non esiste nessun club particolare per coloro che si definiscono “capitalisti”, ed è riuscito a nascondersi in modo subdolo dietro la torcia della libertà o l’idea della libertà individuale. Ciononostante, ci sarà sempre stress e divisione nella società finché pensiamo in termini di capitalismo o socialismo, sinistra o destra, e l’esistenza stessa di questi termini indica la prevalenza della discordia sociale e della sofferenza che ne consegue nella massa della popolazione.
Da una prospettiva psicologica e spirituale, il momento in cui uno dice “sono socialista” o “ sono anti-capitalista” segnala l’inizio della guerra. È l’inizio del conflitto fra tu ed io, del tumulto interiore e della divisione psicologica, se non una vera e propria guerra. Chiamarsi socialista, o anche pensare di opporsi ad un ismo come il capitalismo, è l’essenza del conflitto in cui ci si separa essenzialmente dall’unità spirituale dell’umanità. In realtà è un’assurdità che un ismo dica “sappiamo ciò che è meglio per tutti”, solo per un ismo opposto contestare “abbiamo un’idea migliore per come organizzare la società”. Quindi tutti gli ismi hanno cercato di vincere e inevitabilmente non ci sono ancora riusciti, perché non può esistere mai pace o vero progresso sociale finché tentiamo di cambiare il mondo sulla base del conflitto degli ismi. Anche se il Cristo stesso emergesse improvvisamente e dichiarasse che l’unico futuro per l’umanità è il comunismo libertario o l’anarco-sindacalismo, non potrebbe mai funzionare nel migliore interesse di tutti.
La democrazia e l’auto-compiacimento
Gli ismi politici sono anche più strani nel loro meccanismo, una volta che la personalità si identifica con loro, perché col passar del tempo tendono a esprimersi in modi sempre più sottili e sfuggenti. Osservando attentamente il conflitto interno che deriva dalla nostra identificazione costante con credenze e ideologie politiche, cominciamo anche a percepire la relazione psicologica che esiste fra tali ismi e il nostro auto-compiacimento. L’atto di votare in una società che è spaccata dagli ismi estremisti è spesso, in verità, la principale espressione del nostro auto-compiacimento.
A mo’ di esempio, quando una campagna elettorale è in corso e i politici stanno cercando voti per strada, il politico può essere paragonato ad un’auto che non funzionerà senza benzina - la benzina in questo caso rappresenta il nostro auto-compiacimento che esprimiamo attraverso le schede. Dopo l’elezione quando l’auto si schianta e si rompe completamente, incolpiamo il politico di averci ingannato con le sue promesse - nonostante il fatto che senza la nostra “benzina” questo disastro non sarebbe successo. Abbiamo creduto al politico che ci diceva che era una buona auto, cioè “abbiamo creduto in una credenza” e dato al politico carta bianca per fare qualsiasi cosa volesse con quest’auto. Poi tutto quello che la maggiore parte di noi fa quando tutto va male, è cercare un’altra auto o “ismo” per metterci la nostra benzina, invece di impegnarci socialmente in modo creativo per fare la nostra parte nel cercare di guarire questo mondo diviso.
In questo modo, l’atto di votare evidenzia la connessione elusiva fra gli ismi e il nostro auto-compiacimento: credo in una credenza che è propagata dal mio partito politico, e nel momento in cui il mio partito mi delude, automaticamente cerco un’altra credenza in cui credere. Così facendo abbandono le mie responsabilità per tutti i problemi della società, e psicologicamente mi divido da te e da tutti gli altri che non pensano come me. Questo senso di separazione psicologica eventualmente si plasma in una forma di auto-compiacimento che ostacola l’espressione della creatività, unicità e del mio potenziale spirituale più intimo. Anche se divento più consapevole e mi rifiuto di dedicare la mia energia al dominio della politica di partito, come fanno milioni di persone oggi e durante le generazioni precedenti, rimango ancora intrappolato nel mio auto-compiacimento e alla deriva nell’infinito trambusto della propaganda e della campagna elettorale. Nel frattempo, i ricchi e i potenti continuano a fare soldi dietro le mie spalle e ad approfittare della miseria e della distruzione del mondo, mentre il resto della società lotta all’interno degli ismi politici o rimane indifferente e apatica.
Questo non significa negare il ruolo molto importante che le elezioni libere e il processo democratico hanno svolto nello sviluppo dell’umanità, ma abbiamo raggiunto il momento in cui la selezione passiva dei candidati per cariche pubbliche non è per niente sufficiente a salvaguardare il futuro del mondo. Se riusciamo ad immaginare un’era più saggia basata sulla condivisione cooperativa delle risorse, a cosa servirebbe fare campagne politiche di massa - al costo di miliardi di dollari - per promuovere un candidato socialista o capitalista con sistemi opposti di priorità politiche? Un mondo unificato che condivide ricchezza e potere fra tutti avrà bisogno di un nuovo tipo di politico che rappresenti l’umanità nel suo complesso, e non sia prigioniero delle leggi attuali basate sugli interessi di quei pochi privilegiati con immenso potere di lobbying nascosti dietro le quinte. Finché diamo energia e autorità ai leader politici settari di oggi, l’umanità continuerà a parere da lontano come un gregge che sta pascolando sull’auto-compiacimento e sull’indifferenza. La vera espressione della democrazia non è mai esistita in nessun paese, e non sarà mai rivelata fino a quando i nostri leader politici non saranno istruiti nella Legge della Vita attraverso l’Auto-conoscenza. È impossibile sapere perfino cosa significhi democrazia quando la nostra mente è condizionata dalla paura e dall’insicurezza, e quando non c’è fiducia o uguaglianza nella società. Che tipo di democrazia può produrre una tale società?
La globalizzazione della nostra indifferenza
Alla fin fine è il costante conflitto psicologico causato da comunismo, socialismo, capitalismo, e tutto il caos religioso che li circonda, che ha creato questa povertà fisica e spirituale, così come il danno collaterale che chiamiamo fame. È facile percepire questo nella società contemporanea che viene fatta a pezzi da una guerra di ismi, come nei molti paesi mediorientali o africani che dominano i titoli dei giornali. Non importa chi siano quelli che perpetrano la distruzione militarmente - Al Shabab o la milizia sciita, la NATO o la CIA - sono sempre i poveri e gli affamati che rappresentano le vittime collaterali. Quello che siamo più riluttanti a riconoscere, comunque, è il ruolo che svolgiamo nel creare questo danno collaterale attraverso tutto il nostro auto-compiacimento a livello sociale. Potremmo incolpare il nostro governo di stare dalla parte di gruppi d’interesse e versare miliardi di dollari negli apparati militari, ma il governo può farlo, ha il diritto di farlo, e continuerà a farlo perché sto zitto e guardo dall’altra parte. E perché sto zitto? Perché sono occupato con i miei conflitti personali all’interno della società, mentre gli ismi si impossessano di me - quasi come un ladro che distoglie la mia attenzione in modo da poter borseggiare il mio portafoglio il quale, in questo caso, rappresenta il mio buon senso, la buona volontà e la ragione. Divento così condizionato che alla fine la mia relazione con la realtà è sfortunatamente frammentata e fuorviata, siccome la mia percezione è così annebbiata dagli ismi che non posso vedere la realtà così com’è, né avere una risposta fondamentalmente morale o etica alla sofferenza umana che mi circonda.
Come già detto è facile percepire questo fenomeno in molti fondamentalisti politici o religiosi, ma siamo meno propensi a riconoscere come gli ismi più sottili abbiano intellettualizzato il nostro auto-compiacimento per far sembrare reali e civilizzate le nostre illusioni. In molti gruppi spirituali, per esempio, è comune discutere casualmente dei milioni di persone che stanno morendo di fame e poi giustificarlo razionalmente come il loro “karma”, il che inconsciamente ci aiuta a scusare la nostra mancanza di preoccupazione e ignora la nostra complicità collettiva. Cos’è il male, dopotutto, senza la nostra libera identificazione con la sua manifestazione? Il karma è, in realtà, un’espressione dinamica d’amore e libertà, e per definizione, dà ad ogni persona il diritto di vivere, imparare e crescere. Questo fatto fondamentale illustra con aspra chiarezza come la nostra personalità sia stata trasformata in un fenomeno volgare attraverso l’auto-compiacimento e l’indifferenza, come ci dimostra il fatto che preferiamo intellettualizzare la fame dei nostri fratelli e sorelle di cui potremmo fare a meno incolpandone addirittura la loro anima. Le persone a cui piace trasformare le idee negli ismi sono suscettibili di vedere l’umanità stessa come un’idea, ma il bambino che sta morendo di fame non è il soggetto di uno studio accademico che si chiama “fam-ismo”.
La verità, se abbiamo il coraggio di guardarla in faccia, è che permettere a una persona di morire di fame in un mondo di abbondanza è il peccato più grande che esista, ed è un peccato che tutti dappertutto commettiamo attraverso il nostro auto-compiacimento. Se accetti che ogni essere vivente è una parte di Dio, e Dio è la Vita che si evolve, allora negare a una persona di soddisfare i suoi bisogni di base equivale a negargli il diritto non solo di sopravvivere, ma di evolversi liberalmente. La libertà di un’anima di evolversi sulla Terra e di esprimersi attraverso una personalità è la base della moralità, la base della responsabilità, la base di tutto ciò che è. Il risultato finale della nostra identificazione con gli ismi è quindi tragico da vedere: abbiamo efficacemente globalizzato il nostro auto-compiacimento e l’indifferenza; abbiamo rallentato l’espansione della coscienza umana; abbiamo permesso alla storia di ripetersi più volte, mentre l’intelligenza dell’umanità ha preso una svolta sbagliata e potenzialmente disastrosa dalle benigne forze dell’evoluzione.
Una conversazione impossibile
Allora come possiamo creare la consapevolezza che la condivisione è la soluzione ai problemi umani, e la nostra ultima speranza per riabilitare un mondo diviso? Per rendere possibile questa conversazione dobbiamo mantenere una mentalità aperta e consapevole, altrimenti non c’è umanità dentro il nostro pensiero ma solo ideologia. Da una parte siamo condizionati dalle forze di mercato che hanno penetrato ogni aspetto della nostra vita, al punto che molti di noi ora vedono nel profitto il bene comune. E dall’altra, siamo condizionati dalle forze politiche che ci guidano ad identificare la condivisione con l’ideologia del socialismo o del comunismo, finché l’idea di condividere risorse fra nazioni viene considerata “utopismo” o semplice sciocchezza. Possiamo percepire l’enormità del problema quando noi stessi ci identifichiamo con uno svariato numero di ismi e credenze - così tanti che, se potessimo osservarci imparzialmente, ne rimarremmo sorpresi e anche impauriti? La nostra percezione è così annebbiata e frammentata dagli ismi che quasi non sappiamo cosa significhi avere una atteggiamento onesto e sincero verso la vita, o apprezzare la libertà di essere interiormente distaccati e consapevoli.
Quindi come possiamo abbandonare il nostro piccolo mondo e fare la nostra cosiddetta rivoluzione quando viviamo in una società che è basata sugli ismi, quando non ci hanno insegnato a servire o amare l’umanità, e quando non siamo incoraggiati a prenderci cura gli uni degli altri come ci prendiamo cura di noi stessi? Ti aiuto perché sono socialista o cristiano, o perché sei mio fratello e hai bisogno del mio aiuto, perché hai bisogno disperatamente di cibo e riparo? Se sapessi cosa significa veramente giustizia senza alcuna distorsione attraverso gli ismi e le credenze, griderei per strada a favore dei “miei diritti” e la mia giustizia - o chiederei giustizia per i poveri moribondi e affamati del mondo?
Stranamente è a causa dello stesso auto-compiacimento generale che ci troviamo nella situazione in cui alcuni ismi vengono creati come per esempio quello dell’ambientalista che lotta per i diritti della natura e delle generazioni future. Se l’intera umanità si stesse muovendo in accordo con il bisogno di salvare il nostro pianeta, non esisterebbe il fenomeno dell’ambientalismo; ci sarebbe solo la voce del popolo unificato che adotta un modo di vivere più semplice e più sostenibile. Allo stesso modo, se tutti fossero attivi nel trasformare il nostro mondo per il meglio, non ci sarebbero nessun concetto di “attivismo” e nessuna differenza fra l’attivista e il resto della società; ci sarebbe solo l’unica umanità in cui tutti vivono al servizio del bene comune.
Abbiamo bisogno urgentemente di un nuovo tipo d’istruzione che può aiutarci ad infondere la consapevolezza e l’Auto-conoscenza, il che è un’impresa prodigiosa in un mondo che non è fondato sulla comprensione della vita. Parlare di giusta istruzione è impossibile senza considerare il problema degli ismi, del condizionamento mentale, dell’identificazione sbagliata con credenze, e del bisogno di equilibrio, libertà e di evitare danni agli altri. L’istruzione, nel suo senso più vero, è un dizionario delle Leggi della Vita che dovrebbe preparare ogni persona ad evolversi nella propria unicità e creatività, permettendoci di esprimere la bellezza di essere chi siamo veramente. La commercializzazione ha fatto un buon lavoro cercando di eliminare in ogni modo possibile la giusta istruzione perché sa che l’Auto-conoscenza rappresenta un muro che non ha alcuna possibilità di oltrepassare. Basterebbe semplicemente la conoscenza del Sè per sfidare i fondamenti strutturali del nostro mondo disuguale senza dover far ricorso all’Amore. È solo l’Auto-conoscenza che porta alla contemplazione, al distacco, e al superamento di paura e insicurezza psicologica.
Tuttavia questo è un lavoro così monumentale in un mondo che è invaso da ismi e divisioni sociali che non abbiamo tempo per riformare il nostro sistema d’istruzione e insegnare ai giovani seguendo gli schemi giusti, per lo meno non prima che la distruzione del nostro pianeta diventi irreversibile. Quindi la giusta istruzione nel contesto di una società malata e esplosiva significa semplicemente uscire dal nostro auto-compiacimento, e essere consapevoli. In molti rispetti non siamo da incolpare, siamo tutti nati in una cultura che è spiritualmente cieca e tristemente fuorviata, ma provare l’Auto-
consapevolezza è sufficiente per cambiare permanentemente la nostra coscienza e per liberarci dai condizionamenti della mente. Percepire la realtà della nostra vera natura anche per un solo momento è così potente che il suo effetto rimarrà sempre con noi, non sarà mai perso e non finirà mai. Abbiamo precedentemente argomentato che l’ateo non può esistere senza una credenza opposta in Dio, ma anche la credenza in Dio deve essere abbandonata alla fine, per essere sostituita dall’Auto-conoscenza e la consapevolezza della Vita Unica che è eterna e onnipresente.
La nostra unica speranza di fuga
A lungo termine, non ci libereremo del problema degli ismi fino a quando l’istruzione dell’umanità sarà fondamentalmente sviluppata lungo linee più spirituali (non religiose), per cui a ogni persona verranno impartiti gli insegnamenti di base e la guida interiore necessari per praticare l’arte di vivere. Comunque, allo stesso tempo, l’intero edificio della nostra economia deve essere trasformato strutturalmente per assicurarci che le necessità di base per il sostentamento della vita siano assicurate per ogni uomo, donna e bambino. Quando la fiducia e la sicurezza hanno solide basi materiali e si coniugano all’insegnamento universale nelle Leggi della Vita, non ci sarà più bisogno d’identificarsi con e moltiplicare le varie forme degli ismi. Ciò potrebbe suggerire che l’umanità avrà bisogno di molto più tempo per superare la palude di ideologie e di credenze conflittuali, vista la trasformazione senza precedenti della società che è necessaria per riformare tutte le leggi e strutture che mantengono un ordine economico ingiusto. Ci vorrà sicuramente tempo, ma ahimè nel frattempo siamo tutti coinvolti nel perpetuare un crimine contro l’umanità - una tragedia continua in cui migliaia di persone stanno morendo ogni giorno a causa di malattie evitabili e povertà.
Qui sta il terribile enigma: non possiamo incolpare il governo per i problemi dell’umanità quando noi stessi non siamo consapevoli dell’urgenza della situazione mondiale, e continuiamo a rimanere auto-compiacenti e indifferenti. Il governo può sostenere una credenza che crea divisioni, ma noi siamo ancora più responsabili per la nostra “credenza in una credenza” che ci porta a rimanere passivi di fronte alla spaventosa sofferenza umana. E anche se noi stessi soffriamo per via delle politiche del governo, il nostro auto-compiacimento è tale che non ci può essere nessun cambiamento nella nostra coscienza se la nostra situazione finanziaria ritorna alla normalità. Quindi ci vorrà tempo perché l’umanità raggiunga l’Auto-consapevolezza, ma ahimè nel frattempo spaventosi crimini sono perpetuati contro l’umanità e la Terra per cui siamo tutti responsabili collettivamente.
L’unica speranza che abbiamo per rendere effettivo il principio della condivisione negli affari mondiali è che le persone comuni collochino la loro consapevolezza nel cuore. È la mente che ci fuorvia bloccando gli attributi del cuore attraverso gli ismi e il condizionamento, ma il nostro cuore sta sempre aspettando il momento per comunicare con noi. Il cuore non può comunicare con la mente; può soltanto comunicare da cuore a cuore. E siccome la mente dell’umanità è diventata così prepotente, cercando costantemente di controllarci, il cuore rimane silenziosamente impotente finché la mente trova l’equilibrio e la ragione, come abbiamo notato sopra. A questo punto il cuore è attivato e parla non verbalmente ma attraverso l’espressione dei suoi attributi, come tutti sappiamo, che sono definiti da qualità come la generosità, la condivisione, la benevolenza, e certamente l’amore.
Il cuore non pensa né calcola come la mente con le sue intenzioni manipolatrici, sebbene abbia una saggezza che è incomparabile a qualsiasi intelletto. Non esiste neppure un cuore “puro”, nonostante le apparenze esteriori quando incontriamo una persona la cui visione non è indebitamente inquinata e condizionata; esiste solo l’unico cuore per sé con i suoi attributi intrinseci. O il cuore è impegnato, o è silenzioso. Come un bambino appena nato è solo un bambino, e non può essere considerato “cattivo” o “freddo”, il cuore è sempre solo un cuore. Senza dubbio se diciamo all’uomo d’affari di successo di “usare il suo cuore”, ci considererà ingenui e semplici, eppure anche lui utilizza gli attributi del cuore quando si innamora, e forse condivide generosamente la sua ricchezza con l’oggetto del suo affetto.
Come è strano e triste osservare la frivolezza con cui trattiamo gli attributi del cuore nella nostra cultura di oggi, e come invece consideriamo irrilevante e insignificante il principio della condivisione. Il lettore dovrà aspettare per vedere cosa succederà una volta che il cuore dell’umanità sarà attivato su scala globale, siccome il cuore non può essere mobilitato su base di un ismo che è “contro”, o per conto dei “miei diritti” o per fare giustizia per me stesso, ma solamente per il bene di tutti. Tutto quello che può dire questo scrittore è che quando arriverà quel momento, se possiamo immaginare milioni di persone per strada chiedendo insieme che i governi condividano le risorse mondiali, allora riconosceremo la presenza dello scopo dell’anima nella voce unita del popolo che si sta formando. Allora gli ismi cominceranno ad essere cancellati dai contenuti della nostra mente.
La condivisione è chi siamo
Per questo motivo è estremamente importante non manifestare nelle strade per un’idea, ma piuttosto per chi siamo. Non esiste nessun partito politico o ismo che possa dare una soluzione alla crisi della nostra civiltà, perché la risposta appartiene al popolo del mondo. Va bene ed è necessario aver idee per riformare le nostre strutture politiche, economiche e sociali, ma è il popolo del mondo che esprimerà quelle risposte attraverso un cuore impegnato e la buona volontà di massa. Quindi non puoi venire e dire “ho la soluzione”, perché solo “noi” abbiamo la soluzione attraverso la voce unita del popolo. Perfino venire e domandare “cosa devo fare?” è rimaner inconsapevole e incurante, perché non c’è “io” né personalità impegnati nell’ascesa della gente comune con una sola voce - c’è solo il pensiero del gruppo e dell’umanità nel suo complesso, che conduce naturalmente alla giusta azione commisurata.
Innazitutto, deve nascere la consapevolezza tra la gente comune che la condivisione è l’ultima possibilità per l’umanità, espressa attraverso il risveglio del cuore rispetto a un’emergenza globale senza precedenti, e solo poi possiamo prevedere l’attuazione di quella consapevolezza attraverso politiche intergovernative e un massiccio impegno civico. Non c’è nessuna altra possibilità che i nostri governi si uniscano in uno sforzo cooperativo per salvare il mondo e per condividere le risorse sulla base di questa emergenza. Hanno provato ogni altra strada per centinaia di anni e ora non c’è nessuna altra uscita. Vediamo già nazioni che prendono in prestito risorse finanziarie da altre nazioni in questi tempi di sconvolgimento economico, quindi perché i governi non possono aiutarsi anche in termini di cibo e altre risorse materiali e attraverso la condivisione di conoscenze, capacità e competenze tecniche? Con la nostra ingenuità umana combinata ai rapidi progressi tecnologici, non siamo in grado di elaborare un piano internazionale alle Nazioni Unite su come aiutare ogni paese a nutrire ed a prendersi cura di tutte le persone, e poi dare quell’aiuto reciproco su base permanente e strutturale senza alcun bisogno d’interesse, di profitto o di vantaggio strategico?
Non c’è nessun ‘ismo’ in tali accordi economici e politici se la società è basata sul principio della condivisione in modo tale da alleviare la pressione e la competizione fra una nazione e un’altra. L’effetto dell’attuazione di un processo di condivisione a livello nazionale ed internazionale sarà di inserire le ideologie del capitalismo e del socialismo nel loro giusto posto, in modo che possano finalmente lavorare insieme. Ci permetterà anche di affrontare i problemi mondiali senza sprecare energia per essere “contro”, ma solo “per”; e ci porterà a riconoscere che il capitalismo è uno strumento necessario in un’economia innovativa, così come il socialismo è uno strumento necessario per soddisfare i bisogni fondamentali di tutti. Solo una volta che abbiamo attuato uno dei vari processi di condivisione in tutto il mondo possiamo percepire come questo principio universale sia l’antidoto agli antichi problemi sociali e alle rivalità nazionali, poiché la condivisione significa anche la libertà dai conflitti causati dagli ismi suddetti. Una volta riconosciuto che l’interminabile lotta degli ismi e delle credenze ha rallentato enormemente l’evoluzione dell’umanità, saremo già più vicini a capire come la condivisione delle risorse mondiali accelererà la strada in avanti.
Perciò è imperativo intuire l’allineamento energetico che esiste fra lo scopo dell’anima e il principio della condivisione, che il condizionamento della mente e l’identificazione sbagliata con le varie credenze hanno annebbiato per millenni. Meditare sulla propria esistenza in questo momento cruciale ci permetterà di renderci conto del fatto che la condivisione è ciò che siamo. Questo ci ispirerà ancora una volta ad apprezzare la bellezza d’essere umani sulla scala della coscienza in evoluzione. Nel profondo del nostro inconscio comune si trova la conoscenza che l’umanità è Una: una verità rimasta nascosta all’interno di ogni individualità per innumerevoli vite. Il principio della condivisione è ben attrezzato per trasferire questo fatto dall’inconscio alla mente conscia tramite il centro del cuore, che alla fine renderà l’umanità più umile attraverso la sorprendente scoperta che dovevamo attuare questo principio negli affari mondiali tanto tanto tempo fa.
Mohammed Mesbahi è il fondatore di STWR.
Assistente editoriale : Adam Parsons.
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Traduzione in italiano da Angelo Cappetto & Hodaka Murata